venerdì 31 luglio 2009

SeCreAzioni





COMUNICATO STAMPA
OGGETTO: “SeCreAzioni: da Piero Manzoni al fallimento Lheman Brothers
Il terremoto in Abruzzo del 6 aprile non ha risparmiato il Castello medievale di Nocciano, rendendo inagibile tutta l’ala sinistra della struttura in cui ha sede il Museo e Archivio degli Artisti Abruzzesi Contemporanei. L’evento sismico ha costretto ad annullare gran parte della programmazione primaverile ed estiva del Museo, ma a 4 mesi dalla tragedia il MAAAC tenta di ripartire al meglio.
L’appuntamento dedicato all’Arte Organica e a Piero Manzoni, che doveva essere inaugurato lo scorso 25 aprile, aprirà finalmente i battenti il prossimo 23 agosto alle ore 18.30 presso la Sala Convegni del Museo.
Con il titolo “SeCreAzioni: da Piero Manzoni al fallimento Lehman Brothers” il Museo di Nocciano propone una rassegna di arti visive che pone l’attenzione su un filone espressivo tornato molto di moda: l’Arte Organica.
L’iniziativa prevede un piccolo omaggio a Piero Manzoni, uno dei maestri fondatori dell’Arte Concettuale in Italia, il coinvolgimento dell’artista abruzzese Angelo Colangelo, della signora Vincenza Cavalluzzi, autrice della scatoletta “Merda di fallita Lehman”, del giovane emergente Simone Ialongo selezionato per Emergenting Talents – Nuova Arte Italiana e dell’artista tedesco Thomas Palme.
La mostra sarà inaugurata da un dibattito in cui interverranno, per l’apparato critico lo storico dell’arte Sibilla Panerai e il direttore dello Studio 2B di Bergamo Lorenzo Boggi, mentre per la parte istituzionale il direttore del Museo di Nocciano, Ivan D’Alberto e le varie autorità politiche degli Enti locali (Comune, Provincia e Regione).
L’esposizione offre una visione piuttosto variegata su come oggi il materiale organico è utilizzato nel campo dell’arte.
Ad esempio l’artista Angelo Colangelo pone il suo interesse nei confronti della materia organica su due livelli: il corpo inteso come opera d’arte perché collocato in una dimensione spaziale e i prodotti del corpo (parti anatomiche, sangue e feci) intesi come materia prima per un’operazione artistica.
Nel primo caso Colangelo pensa all’uomo come tassello indispensabile per la narrazione delle sue visioni estreme, nel secondo caso invece, così come accadde per Manzoni, l’utilizzo di materiale organico serve per dar vita ad un’opera d’arte secondo un concepimento mitologico.
Quest’aspetto è descritto in maniera molto chiara nell’intervento intitolato “La Venere di Milo”, simbolo di perfezione e mito di bellezza. La sua realizzazione avviene utilizzando un groviglio di carni sanguinolenti sospesi in aria e posti in prossimità di una pedana. Ed è proprio la collocazione di questi brandelli che tale mito è espresso nella sua pienezza, perché l’opera d’arte diventa un monumento della carne. Con questa operazione Angelo Colangelo vuole dimostrare come la bellezza non va ricercata in canoni precostituiti, ma nell’essenza delle cose indipendentemente dal soggetto trattato.
La sezione su Piero Manzoni, dovendo ripercorrere i momenti salienti della sua produzione organica, riparte dal centro della sua arte: gli “Achrome”.
Gli “Achrome” sono la base interpretativa di tutto il lavoro dell’artista nella sua molteplicità e diversità di esiti e di modi. Alla base dell’achrome c’è il concetto dell’utilizzo del bianco come non-colore. Così come scrive Elio Grazioli sul volume Piero Manzoni “il bianco acromo è il non-colore di una pittura organica, che va intesa come essere, invece che come espressione e rappresentazione. L’achrome è la pittura come il corpo”. Con questa affermazione si evince come per Manzoni fondamentale non era la caratterizzazione delle cose ma la loro presenza nello spazio.
In mostra un “Achrome” di proprietà dello Studio 2B di Bergamo in cui il non colore non è dato da uno strato di caolino su una tela aggrinzita, ma è offerto dall’utilizzo di materiale tessile per collegare l’achrome alla pelle, alla superficie naturale degli esseri viventi. La soluzione espressa nell’opera in mostra non è una semplice trovata formale di Piero Manzoni, ma è un riferimento alle origini dell’esistenza organica, quando la vita si esprimeva attraverso forme primitive, filamentose e primordiali e quando la pelle degli uomini era ricoperta da peli.
La mostra prosegue con una recente provocazione realizzata da un artista romana. Ci si riferisce alla signora Vincenza Cavalluzzi vittima del fallimento della banca americana Lehman Brothers che le ha fatto perdere 14 mila euro dei suoi risparmi. Tale sventura ha portato Vincenza Cavalluzzi a realizzare l’opera “Merda di fallita Lehman”. Dopo il crac finanziario la signora romana ha deciso di condividere con il pubblico parte di se stessa: la sua merda, per recuperare i soldi persi. In collaborazione con l’associazione dei consumatori Codacons e grazie all’importante contributo di Vittorio Sgarbi, che ha fornito una certificazione di autenticità dell’opera, la scatoletta di “Merda di fallita Lehman” è stata venduta in occasione di una importante asta.
Nella provocazione della signora Vincenza Cavalluzzi sono sedimentati tutti gli aspetti e i temi del lavoro di Manzoni, dall’esigenza di contenere una parte del corpo umano in un contenitore alla necessità di apporre una firma su materiale organico, fino a voler mettere in primo piano non più l’opera d’arte ma l’artista che l’ha prodotta.
Le feci della signora Vincenza Cavalluzzi rappresentano la metabolizzazione della sua umiliazione e della sua rabbia per essersi fidata della sua banca di cui era cliente da 60 anni. Quel processo di digestione ha determinato un prodotto finale, la merda, unico ed irripetibile perché risultato di una disperazione intima e personale che ha però coinvolto centinaia di uomini.
Un altro punto di vista è offerto dall’intervento di un giovane artista selezionato per “Emerging Talents – Nuova Arte Italiana” organizzato dal Centro di Cultura Contemporanea Strozzina con sede nel Palazzo Strozzi a Firenze.
Simone Ialongo rappresenta un esempio di come l’Arte Organica trova ancora oggi spazio nella creatività delle giovani generazioni, anche se questa è rivisitata attraverso metodologie di utilizzo e rappresentazioni di significato.
Tra le sue opere esposte troviamo anche quella intitolata “Un grammo d’ansia” in cui l’artista conserva in una boccetta di vetro trasparente le sue unghie: alimento per le sue nevrosi. Simone Ialongo decide di contenere questo materiale organico in un flacone perché, tale scelta, offre anche la soluzione al suo problema: isolare la sua ansia in un contenitore serve per evitare che questo “male” possa continuare a nuocerlo. Ialongo, quindi, esorcizza il suo malessere tenendolo sottovuoto.
Contestualmente il flaconcino si trasforma nella dose giornaliera che l’artista deve assumere per convivere con la sua patologia. La boccetta con un grammo d’ansia diventa, da un lato strumento perverso per la cura del proprio male e dall’altro, oggetto di culto da venerare e di cui bisogna temere.
Ed è proprio la valenza feticista che unisce l’intervento di Simone Ialongo alle scatole di Piero Manzoni. Nel primo caso, infatti, si venera un flacone perché soluzione ad un problema, nel secondo si venera la scatola perché idea, riflessione e pensiero.
Infine, a completare questa sorta d’indagine nei confronti dell’Arte Organica c’è l’installazione dell’artista Thomas Palme.
In occasione di una mostra a Colonia Thomas Palme, costretto a rimanere chiuso all’interno di una galleria per diversi giorni, si è trovato ad urinare in alcune bottiglie di plastica. L’artista notando le diverse colorazioni della sua urina ha deciso di realizzare una scultura prismatica a gradazione di colore dal giallo chiaro all`arancio scuro da inaugurare il giorno stesso del vernissage della sua mostra. Il suo mecenate, l’editore Andy Lim, nel vedere l’intervento ha proposto all’artista una scommessa in cui sarebbe riuscito a vendere tutte le sue bottiglie di urina. La scommessa vinta dall’editore ha permesso a quest’ultimo di acquistare, con il denaro ricavato dalla vendita delle singolari opere d’arte, alcune bottiglie di prestigioso Bordeaux bevuto per festeggiare l’operazione commerciale ben riuscita.
Con un pizzico di “presunzione” e di follia l’editore ha dimostrato all’artista di essere stato un po’ come Gesù nelle nozze di Cana, dove il Messia riuscì a trasformare l’acqua in vino, mentre lui è riuscito a trasformare l’urina in champagne.

l’addetto stampa
del Museo di Arte Contemporanea di Nocciano
Di seguito i dettagli dell’iniziativa
Luogo dell’evento: Sala Convegni – Museo e Archivio degli Artisti Abruzzesi Contemporanei (MAAAC) – Castello Medievale di Nocciano (Pescara)

Indirizzo e la proprietà: Largo Madonna del Piano n. 1 – 65010 Nocciano (PE), Comune di Nocciano
Date e orari: dal 23 Agosto 2009 (vernissage 23 Agosto ore 19.00) al 4 Ottobre 2009, il sabato 10-12.30 e la domenica 16-18
Ingresso: libero
Catalogo: vendita in sede
Il nome del responsabile dell’evento con recapiti: Ivan D’Alberto, 3479558158, musart.cont.nocciano@alice.it

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