mercoledì 28 febbraio 2007

Tempo




- Cosa significa esattamente "tempo"?
- Il tempo è una cosa degli uomini.
- Ma a cosa serve, come funziona, perchè c'è?
- Non significa niente, ma serve. Vedi, gli uomini sono "binari"hanno il bello e il brutto, il bianco e il nero, il dolore e la gioia, e non sanno viverli nello stesso presente, perchè non capirebbero più niente...
...gli uomini hanno bisogno di esser certi che a una cosa segue l'altra, alla vita la morte; è per loro come una strada su cui camminare, si spaventano molto quando ciò non accade come ad esempio nei sogni, in agonia, sotto droghe sparisce la strada, camminano su una palude, nell'aria...Eppure molti di loro preferiscono quest'altro tempo che hanno dentro, e che non corre dritto, ma si muove all'impazzata in circolo i folli per esempio, e i bambini, gli artisti. Ha tempo ciò che li colpisce di più, il resto è niente.
- E' migliore?
- E' il loro tempo.
viaggi del tempo immobile, roberto vecchioni

MAAAC


NOCCIANO. Torna a nuova vita il “Museo e Archivio di Artisti Abruzzesi Contemporanei” (MAAAC) sito all’interno del Castello medievale di Nocciano. La struttura, già nota per le molte opere conservate (131 per l’esattezza) di autori abruzzesi e non, grazie all’impegno dell’attuale Direttore, Anna Maria Marcucci, del Critico e Storico dell’Arte, Antonio Zimarino e dell’Artista nonché scenografo e architetto, Albano Paolinelli, è stata completamente riallestita. Il nuovo progetto espositivo, finanziato dall’Amministrazione Comunale e dalla Provincia di Pescara, riesce, attraverso un percorso storico-artistico, ad illustrare al visitatore lo sviluppo culturale della regione Abruzzo dagli anni ’60 ai giorni nostri.Il “MAAAC”, di proprietà del Comune di Nocciano, nasce da una grande intuizione di Eugenio Riccitelli, primo direttore e fondatore della struttura museale, inaugurata il 20 dicembre del 1998. L’istituzione del “MAAAC” avrebbe dovuto raccontare l’identità artistica di una regione, per certi versi autonoma, rispetto alle altre realtà italiane. La brillante idea del suo fondatore, a distanza di anni, non ebbe modo di concretizzarsi realmente a causa, sia della scarsa autonomia attuativa e finanziaria della direzione, che per l’alternarsi di diversi responsabili amministrativi.«L’operazione di riallestimento – dichiara Antonio Zimarino – mira a far riscoprire e a permettere una migliore fruizione di un percorso e di un’esperienza, fino ad ora, non compresa perché non valutata nei giusti rapporti e nell’effettiva sostanza storica. Il nuovo allestimento intende proporre un “percorso di senso” che possa rendere chiaro l’effettivo valore di questa raccolta». Sei i criteri scelti per il nuovo allestimento:- Rilevanza storica rispetto all’identità delle ricerche più originali della cultura italiana o regionale;- Esperienza nazionale e internazionale;- Sensibilità e dialogo delle ricerche contemporanee nazionali ed internazionali;- Qualità dell’opera;- Rappresentatività all’interno di un campo storico stilistico;- Rappresentatività all’interno del percorso stesso dell’autore. L’intera struttura museale è stata ripartita in 7 sale e 4 ballatoi collegati da 2 rampe utilizzate, a loro volta, per il percorso espositivo. Ogni sala è corredata da un pannello informativo in cui è descritto l’itinerario e gli autori che vi sono presenti. Ogni artista ha anche una propria scheda su cui sono riportate informazioni bio-bibliografiche.La riorganizzazione del Museo e dell’Archivio degli Artisti Abruzzesi Contemporanei trova la sua completa realizzazione con il convegno “Collezione MAAAC 1960 – 2006”, previsto per sabato 3 marzo, alle ore 17.30, nella sala congressi del Castello di Nocciano.Durante il convegno, oltre alla descrizione del riallestimento del “MAAAC” e della collezione presente nel museo, sarà presentato anche il nuovo catalogo della struttura espositiva corredato da interventi critici e da immagini relative alle opere d’arte conservate.Il convegno avrà anche lo scopo di stabilire il ruolo del “MAAAC” all’interno di quel sistema regionale volto alla promozione culturale; la struttura museale, infatti, si candida ad essere un importante centro espositivo protagonista di aventi dall’alto valore artistico.

Popol Vuh



Nel 1972 Fricke ingaggia cinque collaboratori di scuola classica: la soprano coreana Djong Yun, più Conny Veit (chitarra), Klaus Wiese (tamboura) e due membri dell'Accademia Filarmonica di Monaco, Robert Eliscu (oboe), Fritz Sonnleitner (violino). Da questo ensemble nasce Hosianna Mantra, il capolavoro dei Popol Vuh e del rock religioso di sempre. E' una sorta di messa universale "free form", che si compone di miniature sonore eleganti, in cui il ritmo è praticamente assente e le melodie ridotte al minimo. Le influenze musicali sono molteplici, ma tutte assai lontane da quelle tradizionali del rock: dai mantra ai temi barocchi e rinascimentali, dai raga indiani ai canti gregoriani, da Chopin al Minimalismo. Il risultato è una raccolta di piccoli gioielli di misticismo dalla fragile cartilagine armonica, una "musica per catacombe spaziali", come è stata definita. Gli accordi sembrano fluttuare, come sospesi nello spazio, e i musicisti centellinano sottili note celestiali, in un'atmosfera che diventa via via sempre più onirica e paradisiaca. L'iniziale "Ah" è la variazione su un tema costruito attorno a una sezione di pianoforte, cembalo e violini. "Kyrie" è una preghiera sussurrata su un sottofondo di piano, oboe e percussioni. "Abschied" è una melodia delicata che richiama temi rinascimentali. "In Segnung" e "Nicht Noch im Himmel" sono autentici saggi di bravura della soprano, che si esibisce in vocalizzi sempre più arzigogolati e trasognati, ma senza mai travalicare il tono austero e ascetico dell'opera. Miracolo di equilibrio ed eleganza musicale, Hosianna Mantra resterà la vetta della produzione dei Popol Vuh.
"I maestri del rock metafisico" di Claudio Fabretti

mercoledì 21 febbraio 2007

HAIKU


Tu sei la luna
nel fondo del mio pozzo.
Contemplazione.

Saetta raggi
Un quarto del tuo sguardo,
sole nascente.
L’ amore è vano
Fantasma che compare
Con la febbre.
Sole aranciato:
dentro la stanza fresca
cigola il letto.
"Haiku" (visivi) di Mandra Cerrone e Francesca Maffei, anno 2000
Haiku di Donata Zoe Zerbinati

L’ HAIKU È UN’ ANTICA FORMA DI POESIA GIAPPONESE;È UNA FORMA BREVE IN CUI UNA POESIA È COMPOSTA DA TRE VERSI, RISPETTIVAMENTE DI 5-7-5 SILLABE.

POSSIAMO SCRIVERE DEGLI HAIKU SEMPLIFICATI SENZA FARE IL CONTO DELLE SILLABE , MA SEMPLICEMENTE SCRIVENDO UN VERSO BREVE-UN VERSO LUNGO- UN VERSO BREVE.

SI POSSONO USARE GLI HAIKU COME STROFE, CREANDO COSÌ UNA CATENA DI HAIKU, UNA POESIA LUNGA.

GLI HAIKU DI SOLITO NON HANNO LA RIMA.

I TEMI DELL‘HAIKU SONO ISPIRATI DALLA NATURA NEI SUOI CICLI STAGIONALI, E OGNI HAIKU CONTIENE ALMENO UN KIGO, CIOÈ UNA PAROLA CHE FA DIRETTO RIFERIMENTO A VEGETAZIONE, ANIMALI, SCENE O ATTIVITÀ TIPICHE DELLA STAGIONE DI CUI SI VUOLE PARLARE.

GLI HAIKU MODERNI, OLTRE ALLE STAGIONI, HANNO MOLTI ALTRI ARGOMENTI.

UN HAIKU, PROPRIO PERCHÉ È COSÌ BREVE DEVE ESSERE SCRITTO CON PAROLE PRECISE, NON GENERICHE, E DEVE STUPIRE, O COMMUOVERE, O FAR SORRIDERE.
MOLTE VOLTE, PER ESSERE PIÙ CONCISI, SI SALTANO VERBI.

lunedì 19 febbraio 2007

Regina José Galindo


Perra


Quien puede borrar las huellas

Vera e propria esponente di un'arte "della ripetizione", in senso deleuzeano, Regina Jose' Galindo ritorna nei luoghi che hanno visto il pubblico testimone del dramma della storia e, attraverso il suo corpo, "ripete" azioni. La ripetizione non coincide mai con il ritorno dell'identico ma restituisce la possibilità a cio' che e' stato: non restituisce il passato come tale ma lo rende ancora possibile. Per questo non la rappresentazione ma una sorta di teatro della ripetizione e' al centro dei rituali che Galindo mette in scena: cerimonie singolari, azioni immediate, recitate, messe in atto hic et nunc, ripetute in un movimento reale. Da qui il carattere intrinsecamente politico del suo lavoro: non solo la presentazione di un discorso di genere o un'operazione di denuncia. Senza concepire la "ripetizione" non sono completamente spiegabili opere come quella presentata all'ultima biennale veneziana "( ) golpes" in cui l'artista colpisce il proprio corpo un numero equivalente di volte quante sono le donne guatemalteche ammazzate nell'ultimo anno. Oppure non si interpretano nel loro giusto valore azioni estreme come "Imenoplastia", dove l'artista mette in gioco il proprio corpo. Da qui deriva pero' anche il carattere poetico di tutte le sue opere che lei stessa chiama "atti di psicomagia", sottolineandone il carattere di sofferenza e la forte carica emotiva.

domenica 18 febbraio 2007

backstage video







backstage
Gabriella Mereu parla dell'Eros, riprese video Mandra, foto Mystic Driver

martedì 13 febbraio 2007

Gabriella Mereu






Giovedì 15 febbraio ore 17,30
Museo Vittoria Colonna, Lungomare Matteotti 131, Pescara,
seminario
“La malattia: la trappola dell’eros”
dott.ssa Gabriella Mereu
e organizzato dall’Ass. Culturale Centro Yoga Sivananda.

La dottoressa Mereu, ormai famosa in tutta Italia per la sua ricerca, presenterà la sua tecnica d’interpretazione del sintomo, “la terapia verbale” che consiste infatti nel decodificare il linguaggio metaforico con cui il paziente esprime la sofferenza emozionale che genera il sintomo, questo produce una immediata presa di coscienza portatrice di guarigione e benessere.
"Chi perde il contatto con l'eros che è l'amore, il piacere, l'unione, la libertà, perde la capacità di sentire l'altro, perde il senso di tutto ciò che fa, rimane un bambino che baratta la sua passione, che è il suo motore, in cambio della considerazione e della protezione del gregge, cadendo così sotto il potere dell' Ipnotizzatore…. nella sua pazzia è portato ad ammalarsi"
Durante il seminario di natura esperienziale, chi lo vorrà potrà essere trattato davanti al pubblico.
Il seminario è aperto a tutti, quota di partecipazione € 10,00.

Gabriella Mereu laureata in medicina e chirurgia, diplomata in medicina olistica ad Urbino, nella scuola diretta da C. Bornoroni. Diplomata in grafologia. Ha seguito il corso di medicina omeopatica tenuto a Roma dal prof. A. Negro. E’ odontoiatra.
Ha pubblicato “la terapia verbale” e “la malattia: la trappola dell' eros”
http://www.terapiaverbale,it/

venerdì 2 febbraio 2007

ARGENTO


frame video, ARGENTO, 2006
"...è l'anima femminile. Eppure è di più; è la fonte del femminino. E' tutto quanto è istinto, è un insieme di mondi visibili e nascosti, è la base. Ognuna di noi riceve da lei una cellula splendente che contiene tutti gli istinti e le conoscenze necessarie alla vita.
E' la forza Vita/Morte/Vita, è l'incubatrice. E' intuito, veggenza, colei che sa ascoltare, è il cuore leale. Incita gli esseri umani a restare multilingui; spediti nei linguaggi dei sogni, della passione e della poesia.
...Lei è idee, sentimenti, impulsi e memoria. La si è perduta e pressoche dimenticata per tantissimo tempo. E' la fonte, la luce, la notte, l'oscurità e l'alba.
...E' colei che tuona contro l'ingiustizia. E' colei che gira come una grande ruota. E' la fattrice dei cicli. E' colei che lasciamo a casa affinchè la custodisca. E' colei da cui andiamo a casa."
tratto da Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés