mercoledì 28 febbraio 2007

Popol Vuh



Nel 1972 Fricke ingaggia cinque collaboratori di scuola classica: la soprano coreana Djong Yun, più Conny Veit (chitarra), Klaus Wiese (tamboura) e due membri dell'Accademia Filarmonica di Monaco, Robert Eliscu (oboe), Fritz Sonnleitner (violino). Da questo ensemble nasce Hosianna Mantra, il capolavoro dei Popol Vuh e del rock religioso di sempre. E' una sorta di messa universale "free form", che si compone di miniature sonore eleganti, in cui il ritmo è praticamente assente e le melodie ridotte al minimo. Le influenze musicali sono molteplici, ma tutte assai lontane da quelle tradizionali del rock: dai mantra ai temi barocchi e rinascimentali, dai raga indiani ai canti gregoriani, da Chopin al Minimalismo. Il risultato è una raccolta di piccoli gioielli di misticismo dalla fragile cartilagine armonica, una "musica per catacombe spaziali", come è stata definita. Gli accordi sembrano fluttuare, come sospesi nello spazio, e i musicisti centellinano sottili note celestiali, in un'atmosfera che diventa via via sempre più onirica e paradisiaca. L'iniziale "Ah" è la variazione su un tema costruito attorno a una sezione di pianoforte, cembalo e violini. "Kyrie" è una preghiera sussurrata su un sottofondo di piano, oboe e percussioni. "Abschied" è una melodia delicata che richiama temi rinascimentali. "In Segnung" e "Nicht Noch im Himmel" sono autentici saggi di bravura della soprano, che si esibisce in vocalizzi sempre più arzigogolati e trasognati, ma senza mai travalicare il tono austero e ascetico dell'opera. Miracolo di equilibrio ed eleganza musicale, Hosianna Mantra resterà la vetta della produzione dei Popol Vuh.
"I maestri del rock metafisico" di Claudio Fabretti

Nessun commento: